Sulle tracce del culto Mariano. Dalla Pinacoteca Civica alle frazioni di Teramo

Il culto dedicato alla vergine Maria è sicuramente uno dei più diffusi nel panorama della cristianità. A testimonianza di ciò si prenda, ad esempio, il fatto che quasi tutte le chiese sono intitolate anche alla Madonna e all’interno di esse vi sono opere a lei dedicate.

Il percorso di visita parte dalle immagini di Maria presenti all’interno della Pinacoteca Civica di Teramo tra le quali spicca sicuramente il dipinto su tavola “La Madonna del melograno” attribuita a Giacomo da Campli.

L’opera si presenta come un polittico raffigurante al centro la Madonna in trono con il Bambino e, nelle lunette laterali, i Santi Giovanni Battista, Francesco, Bernardino e Girolamo.

La composizione, le dorature, le volumetrie e l’inserimento delle figure all’interno delle cornici architettoniche mostrano sicuramente una forte influenza dell’arte marchigiana dell’epoca di Gentile da Fabriano.

Altra opera di grande interesse è l’affresco staccato e montato su tela, raffigurante la Madonna del Soccorso, provieniente dalla Chiesa di Sant’Agostino a Teramo, dove rimase fino al 1910. 

L’opera, attribuita a Giacomo da Campli, è anche riconosciuta come “Madonna del latte” tema assai ricorrente nella pittura italiana dopo la grande epidemia di peste del 1348.

Il dipinto raffigurante la Madonna del Rosario e santi, opera del grande pittore napoletano Francesco Solimena, proviene originariamente dalla Chiesa di Sant’Agostino a Teramo, dove rimase fino al 1873. Solimena, artista forgiato dalle influenze di Lanfranco e Preti, apriva la sua arte verso Cortona, Giordano e Maratta, creando opere di grande impatto visivo caratterizzate da un rigoroso controllo compositivo e formale, in contrasto con le più comuni composizioni barocche.

Dopo l’osservazione di queste splendide opere ci si sposta verso la frazione di Colleminuccio dove si erge la Chiesa di San Lorenzo Martire. Ricostruita nel centro abitato tra il XVIII e il XIX secolo, la chiesa custodisce al suo interno una pregevole tela tardo cinquecentesca raffigurante San Giovanni a Patmos, opera del pittore fiammingo Dirk Hendricksz, nonché la pala d’altare dell’Immacolata con Bambino e santi. La Vergine è rappresentata in una versione “urania”, con i piedi poggiati su una mezzaluna e la mano sinistra, che regge un crocifisso, appoggiata su una sfera celeste. Quest’opera di notevole qualità si rifà alla produzione artistica marchigiana della fine del XVI e dell’inizio del XVII secolo. Un’altra pala seicentesca, di produzione locale, raffigura nuovamente l’Immacolata insieme a due santi. All’interno della chiesa si trova anche un’acquasantiera in pietra, con vasca decorata con un motivo a corda e una fascia quadrettata sotto il bordo, accompagnata da un’epigrafe, risalente al periodo tra il XV e il XVI secolo.

La Chiesa di Santa Maria di Ponte a Porto, in località Frondarola si presenta con un’unica navata coperta da tetto a capanna. Presenta una muratura in pietrame di fiume a corsi irregolari, un semplice portale in pietra con architrave piano, affiancato da due finestrelle quadrate. La data 1640 incisa sul portale suggerisce lʼampliamento di una struttura preesistente, probabilmente anteriore all’inizio del XVI secolo. 

All’interno, un affresco raffigurante la Madonna con il Bambino e i santi Rocco e Sebastiano, non solo per stile e iconografia, ma anche per i graffiti datati a partire dagli anni Quaranta del Cinquecento, testimonia la sua antichità. 

Nell’affresco, la Madonna siede su un maestoso trono riccamente decorato, con il Bambino sulle ginocchia, benedicente e con un mazzolino di fiori nella mano sinistra.

La Vergine indossa monili di corallo apotropaico, seguendo una moda attestata dagli affreschi atriani di Delitio. All’interno della chiesa, si notano anche le capriate dipinte in rosso e bianco, disposte diagonalmente, e due altarini barocchi in stucco.

Si giunge quindi a Garrano dove fra Garrano Alta e Garrano Bassa si erge la Chiesa di Santa Maria ad Melatinum, così chiamata in onore dell’antica abbazia medievale situata presso il castello dei Melatino. La struttura attuale, risalente al Seicento, è realizzata in laterizio con un’unica navata, un tetto a capanna e un portichetto d’accesso adornato da un soffitto in mattoni dipinti di rosso con motivi a losanghe e fregi arabescati. All’interno, l’altare maggiore, realizzato in legno dipinto e dorato, si distingue per le sue colonne tortili ornate da motivi vegetali, capitelli corinzi, e un architrave piano sagomato. Al centro dell’altare, un tabernacolo centrale presenta una tela raffigurante il Padre Eterno, incorniciata da elaborati fregi fogliati. Nelle nicchie laterali,

si trovano le statue lignee dorate di San Pietro e San Paolo, decorate con vesti arabescate, sebbene alla statua di San Pietro manchino le chiavi. Al centro dell’altare, al posto della pala, vi è una statua fittile della Madonna con il Bambino. L’altare segue lo stile degli altari lignei con colonne tortili, molto diffusi nel Teramano e ispirati al baldacchino realizzato da Carlo Riccione nel 1677 per la Cattedrale di Atri. La statua della Madonna con il Bambino appartiene alla tradizione artistica del XVI secolo del territorio di Campli e si rifà al modello delle Madonne adoranti di Silvestro dall’Aquila, Giovanni di Biasuccio e Giovan Francesco Gagliardelli.

La statua, probabilmente ridipinta in epoca successiva, presenta una notevole qualità artistica con un panneggio solenne e un volto dolcemente assorto. Il Bambino, adornato con ornamenti apotropaici in corallo, richiama il modello del Bambino di Campovalano e l’affresco di Sant’Agostino di Atri di Andrea Delitio. Nella chiesa si conserva anche una modesta acquasantiera con vasca decorata da lobi incisi che completa, così, l’eleganza di questo luogo di culto.

Il percorso si conclude con la visita della frazione di San Vittorino nella quale la chiesa omonima di origine altomedievale, si presenta oggi in una ricostruzione presumibilmente tardo cinquecentesca o dei primi del Seicento, con successivi interventi di restauro. La sua facciata spoglia e rettilinea cela un prezioso rilievo del IX secolo sul fianco destro. L’interno,caratterizzato da una navata unica sostenuta da arcate, ospita un altare barocco in stucco dorato e dipinto, adornato con colonne tortili a decorazione vegetale. Nella nicchia centrale si erge una statua fittile della Madonna con il Bambino, realizzata in due pezzi, pesantemente ridipinta e di modesta fattura, recante sulla base lignea la data del 1606.

Tra i tesori conservati nella chiesa, si distingue un’acquasantiera in pietra, costituita da una semplice vasca sostenuta da un frammento di colonna antica scanalata. Inoltre, vi è una tela, probabilmente risalente ai primi del XVIII secolo e di manifattura locale, raffigurante la Madonna del Rosario circondata dalle consuete vignette dei Misteri. Purtroppo, questa tela versa in pessimo stato di conservazione.

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